VINARTE E LA CITTADINANZA ARTISTICA
VinArte 2024
In un’epoca segnata da una crisi sempre più profonda di valori e di principi, collocatasi all’interno di una società complessa, appare particolarmente importante poter offrire una lettura artistica ai problemi e agli obiettivi. Soprattutto perché l’Arte disegna modelli di risposte emozionali ed intuitive alle nuove domande di vita. E lo fa in una maniera immediatamente percepita, più di ogni linguaggio scientifico che resta spesso nell’alveo degli addetti ai lavori.
Grazie alla felice idea degli Organizzatori, “VinArte” rappresenta anche quest’anno un quid pluris per Vinalia. Non si tratta, infatti, di una semplice esposizione di opere o fotografie, la solita occasione di intrattenimento per turisti, visitatori o frequentatori di stand gastronomici.
La kermesse ha l’ambizione di aiutare a definire e delineare i confini dell’arena all’interno della quale si svolgono il dibattito e le riflessioni dedicate al territorio, all’ambiente, alle traiettorie del nuovo millennio.
Una festa da un lato, certamente; ma anche un palcoscenico, un laboratorio che
intende ripensare e riprogettare il sistema di garanzia del benessere, al di là dei tradizionali approcci e paradigmi. “VinArte” intende seguire il ritmo della globalizzazione, non dimenticando le spinte locali che non sempre hanno segno negativo. In tale prospettiva, l’Arte assume, infatti, una funzione sacrale e comunitaria fungendo da elemento compensatorio dei processi di estraniazione e astrazione legati alla costruzione del villaggio globale attraversato dalla crisi climatica, che rappresenta il sintomo più vistoso di una profonda ed intima frattura tra l’uomo e l’ambiente.
Il riconoscimento da un lato del bisogno di conservare alcune identità personali e di gruppo e l’affermazione, poi, del diritto a vivere la propria diversità culturale implica un processo di comunicazione e di dialogo strutturato all’interno di un sistema che metta in connessione l’ego e l’alter, gli altri e il noi. L’uguale e il discorde. Il povero e l’abbiente.
Ho sempre creduto nell’Arte come processo del pensiero e della creatività, ma anche come piattaforma di aggregazione e di economia, volano e sviluppo per un territorio. Come rappresentazione delle pulsioni psichiche primigenie e delle risoluzioni razionalizzanti della giustizia sociale.
Le sfide del cambiamento (da quello climatico a quello globale, invocato da Papa Francesco nel “Laudate Deum”) non
possono escludere dunque l’Arte da un impegno comune per costruire un futuro nuovo e diverso.
Le tradizionali forme di coinvolgimento dei cittadini appaiono superate. È necessario introdurre una diversa rappresentazione della cittadinanza attraverso la quale favorire un metodo, una prassi, un mutamento che aiuti a riconoscere, valorizzare e tutelare i nuovi diritti.
clinerà, con la forza della fantasia ma anche con quella nervatura civile che ne fa una forma di intervento, di
coinvolgimento, di chiamata alla riflessione, di partecipazione diretta per l’analisi e (laddove possibile) per la risoluzione di interrogativi problematici.
VinArte”, in linea con il tema e le suggestioni scelte dagli organizzatori di “Vinalia”, porterà quest’anno, allora, sulla scena una vera e propria sfida. Quella della “cittadinanza artistica”. Non è una semplice espressione programmatica ma la volontà tenace e vibrante di contribuire a formare un processo di consapevolezza; a riposizionare il cosiddetto “campo culturale” verso una prospettiva d’intervento più aperta e diretta. Esso assume un significato strategico fondamentale, dove “VinArte” non rappresenta solo il luogo dell’ispirazione e della creatività (costituito dai vari e diversi attori dell’offerta artistico-culturale) ma anche l’ambito elettivo dell’identità di base di una comunità.
Oggi s’avverte sempre più ineludibile il bisogno di una crescita che sia in armonia non solo con la natura, ma anche con le
culture che interagiscono all’interno di una determinata comunità. Da qui scaturisce la nozione complessa di “sostenibilità”, intesa come linearità ma anche come “condizionalità”, in cui i nessi e le relazioni reciproche assumono una rilevanza fondamentale attraverso quei flussi multidimensionali, spesso ambivalenti, che l’Arte cerca di narrare e decifrare.
Guardia Sanframondi, con il “modello Vinalia”, contribuisce a disegnare una sorta di “distretto economico” territoriale, in
cui la comunità viene ripensata e riorganizzata alla luce di un nuovo umanesimo civile.
“VinArte”, in tale contesto, avrà il compito di potenziare, interpretare, suggerire gli spazi della memoria collettiva; i simboli, i valori, le espressioni generate dall’interazione con l’ambiente o la natura.
È questa la prospettiva che ho inteso individuare come direttore artistico per l’edizione 2024.
Sarà certamente stimolante contribuire ad una riformulazione del territorio, attraverso due leve fondamentali: quella del “capitale culturale” e dell’“integrazione” dei diversi ambiti coinvolti nel corso di un’avventura in cui rivitalizzare il tessuto socioeconomico e vivere insieme le magiche notti del “cambiamento”, al profumo di un agosto sannita.
Il Direttore Artistico Giuseppe Leone
Installazioni Borgo Artisti- Via Filippo Maria Guidi (centro storico)
a cura di Giuseppe Leone
Bruno Cerbone
Ernesto Pengue
Aniello Scotto
Emanuele Scuotto
Manlio Salvatore
e l’omaggio di Giuseppe Leone
a cura di Giuseppe Leone e Azzurra Immediato
Francesco Garofano
Mariano Goglia
Manlio Salvatore
Margherita Palmieri
Collettivo La ZONA
Federico Iadarola,
Pasquale Palmieri,
Annibale Sepe,
Luigi Salierno
a cura di Azzurra Immediato
Anuar Arebi
Francesco Cardone
Francesco Ciotola
Mara Mazzucco
Anna Rosati
Natalino Russo
e Antonio Del Donno
Progetto indipendente di Carmine Carlo Maffei
La XXXI Edizione di Vinalia ospita, in collaborazione con VinArte, giunta alla sua XIV Edizione, il progetto indipendente a tema libero del CFS (Circolo Fotografico Sannita) diretto da Cosimo Petretti, dedicato a Carlo Riccardi, innestandosi nel fil rouge che condurrà tra le strade del borgo antico di Guardia Sanframondi, delineando sempre più il tema caro alla diarchica rassegna, suggerendo quella commistione che attraverso gli occhi degli artisti e, in questo caso, lo sguardo di Riccardi, ha tessuto una trama unica nel panorama della nostra cultura. Carlo Riccardi emerge come una figura poliedrica e visionaria, il cui percorso artistico ha saputo intrecciare fotografia, pittura e impegno sociale in un’unica grande narrazione. Maestro della fotografia italiana, ha saputo catturare l’essenza del suo tempo con una sensibilità e una profondità ineguagliabili. La sua avventura artistica iniziò nel 1944, seguendo le truppe americane a Napoli, per poi diventare fotografo ufficiale per gli Stati Uniti presso il Rest Center del Foro Italico a Roma nel 1945. Fu qui che strinse amicizia con Federico Fellini, una relazione destinata a durare tutta la vita. Riccardi fu il primo ‘paparazzo’ della ‘Dolce Vita’, documentando la vitalità e il glamour di Via Veneto dagli anni ‘40 in poi. La sua macchina fotografica immortalò non solo celebrità, politici e papi, ma anche la gente comune, riflettendo le trasformazioni sociali, politiche, culturali e religiose dell’Italia. L’Archivio Riccardi, con oltre tre milioni di immagini, è un tesoro riconosciuto come bene storico, che racconta una storia visiva unica e preziosa. Parallelamente alla fotografia, Riccardi si dedicò alla pittura, stringendo legami con artisti come Guttuso e De Chirico. Nel 1986, ad esempio, avvolse l’obelisco di Piazza del Popolo con una sua Maxi Tela dipinta, un gesto simbolico che univa arte e denuncia sociale. La sua galleria ‘Scalette Rosse’, oggi ‘Spazio 5’, divenne un centro di innovazione artistica, mentre la rivista Vip, da lui fondata, portò una ventata di novità nel panorama culturale dell’epoca. Negli anni ‘70, le sue Maxi Tele divennero strumenti di sensibilizzazione, esposte in luoghi emblematici come Piazza della Signoria a Firenze e la Sala Nervi in Vaticano. Riccardi utilizzò tali opere monumentali per spingere le istituzioni a valorizzare e tutelare il patrimonio artistico italiano. Fondatore del movimento artistico Quinta Dimensione, integrò arte e impegno sociale, portando l’arte nelle fabbriche e fondando accademie che promuovevano la cultura e l’arte come strumenti di unione e trasformazione sociale. Egli fu tra i primi sperimentatori di esposizioni non convenzionali, come quella subacquea nelle acque di Ponza e le performance in piazze e spiagge italiane. Celebre, poi, è la mostra “Art Obama”, una collezione di dipinti dedicati al presidente americano Barack Obama, realizzati sulle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali e internazionali. Carlo Riccardi ha lasciato un’eredità composita, di idee, intuizioni, immagini e dipinti che invitano, ancora oggi, alla riflessione profonda sulle mutazioni della nostra società. La sua visione artistica e filosofica ricorda che l’arte non è solo contemplazione estetica, ma un atto di connessione e comprensione universale. La mostra dedicata a Riccardi dal Circolo Fotografico Sannita, oltre ad elogiare un importante protagonista della Storia della Fotografia italiana, esorta a guardare al passato per costruire un futuro migliore, rendendo l’arte un motore di trasformazione sociale e culturale, insomma, un vero innesto, un vero attestato di cittadinanza dell’arte.